CHIAVARI-Dopo una guerra di parole e posture durata vent’anni, la città si appresta a celebrare un XXV Aprile conciliante. Roberto Levaggi non è Vittorio Agostino, la sua condivisione dello spirito resistenziale appare credibile. Il sindaco sfilerà con la fascia al petto, il gonfalone del Comune al suo fianco issato da vigili in guanti bianchi e congruo cipiglio. Vi sarà anche la banda, che intonerà Fischia il Vento e Bella Ciao davanti ai soliti sguardi dei chiavaresi sotto i portici, gente che vedrà sfilare il corteo come una mucca guarda passare il treno. Sono gli elettori dell’ex sindaco, per i quali il XXV Aprile è una festa come le altre, una strana domenica piazzata in mezzo alla settimana. Per loro contano tombini e parcheggi, la guerra di Liberazione è solo il ricordo di qualche tema scritto alle medie dentro un’aura stucchevolmente commemorativa. Levaggi è iscritto all’Anpi, come tutti i vecchi democristiani figli dei costituenti rispetta la Resistenza, quel moto di unità popolare che vide laici e cattolici in armi uniti per cacciare i nazifascisti. Attraverserà la sua città a viso aperto, sicuro di rappresentare lo spirito della Carta costituzionale sfiorando le spalle degli ultimi partigiani. Sarà una manifestazione istituzionalmente partecipata, nella quale il Comune di Chiavari reciterà la parte del padrone di casa come è giusto sia. Solo un punto non è scontato, il coinvolgimento popolare della città. Prima della guerra di parole e posture intrapresa da Agostino contro la Resistenza, il XXV Aprile chiavarese era una festa di nostalgici, nulla più. Pochissima gente in corteo, modestissima partecipazione alle celebrazioni. Agostino rivitalizzò suo malgrado l’evento toccando le corde dell’anima antifascista di una città fino a quel punto distratta dalle proprie agiatezze. Fu un’esplosione di anime in qualche modo neoresistenti, che sfidarono apertamente il sindaco – sostenute da moltissimi amministratori locali giunti dal comprensorio – per riaffermare il valore della Liberazione. Il rischio è che il XXV Aprile dell’era Levaggi possa spegnere la cifra emotiva degli ultimi vent’anni, facendo riprecipitare le celebrazioni nella stanca liturgia delle orazioni ufficiali. Sta ai chiavaresi rinnovare le ragioni di una spontanea e colorata partecipazione alla festa della Liberazione, che sappia cogliere lo spirito di un tempo inevitabilmente mutato.
lPod
dai ARRESTI DOMICILIARI, è già evaso una volta ,ma STATE certI che al nostro corteo non lo vorremmo maiiiiiiiiiii- viva il 25 APRILE, VIVA LA RESISENZA , VIVA I PARTIGIANI