Dunque Capurro c’è riuscito. Da tempo mi interrogo sul ruolo di sindaco e consiglio comunale nella società dell’egoismo, dove il bene collettivo – o se vogliamo la coscienza del buon padre di famiglia citato nei testi del diritto – dovrebbe guidare la mente degli amministratori. Non è così. Sempre più, queste occasionali conventicole che governano le nostre città nell’era post ideologica trascendono ad autogestite sedute psicanalitiche collettive, dove incontrollate proiezioni del proprio ego rendono illusoria l’azione comune. E si torna al commissario, cioè all’utile idiota necessario a gestire il contingente e preparare la campagna elettorale. Intanto i Comuni affogano nell’immobilismo, l’economia municipale recede, la società invecchia. Ma chi se ne frega. Capurro c’è riuscito. I rapporti con Costa si incrinarono per sempre a urne calde, quando il consigliere regionale pretese – senza perdere i diecimila euro e fischia al mese garantiti dal tesoriere di via Fieschi – deleghe assessoriali che lo avrebbero di fatto posto nella condizione di fare e disfare la macchina comunale, sua orgasmica prerogativa. Ogni giorno una questione, ogni ora un pensiero rivendicativo. Costa ha provato a non farsi cacciare, ma nulla ha potuto contro la furente determinazione di Capurro. Tutti a casa, si ricomincia. Nella vetrinetta elettorale finiranno i soliti nomi della Rapallo che s’appresta all’ennesima abboffata di stomachevoli promesse, glassati personaggi che si contenderanno la poltrona allestendo liste civiche infarcite di rassicuranti scudieri e galoppini. E vi sarà la solita ed insignificante rappresentanza dell’altra Rapallo, quella barricadera, che non avrà alcuna possibilità di spuntarla. Perché questa cittadina è reazionaria nel profondo del proprio corpo elettorale, vergognosamente inginocchiato davanti ai poteri forti che se la contendono nella guerra tra bande in calzini di Cashmere. A Rapallo del resto l’essenziale è la gara dei mortaletti tra quartieri nell’unico sussulto dell’anno, qui la città ha un anelito di vita. Tutto quanto precede e segue è (servile) noia. In questo vuoto cosmico Capurro dà e toglie la vita politica come un novello profeta ai miracolati che incontra sulla sua strada, al pari di Maini e Cianci, di Bagnasco e Brigati. Tutti pronti a riposizionarsi, a dimenticare gli sgarbi a tornare amici. A rigettarsi nella mischia per organizzare cene, riunioni, incontri nell’orgiastica tensione di potere. A parlarsi addosso lasciando governare il commissario. L’utile idiota, chiunque sia. Un paesone di 30 mila persone, dove tutti si conoscono e soprattutto sanno chi comanda. Per un titolo edilizio, una quota per comprare i botti quando passa la Madonna e far meglio dell’altro sestiere. Sai che goduria il giorno dopo al bar. Dai un bianco ai bagasci, benvenuti a Rapallo.
Lorenzo Podestà
Facendo cadere Costa, i problemi per i rapallesi sono finiti? Non sono un cittadino rapallese e non ho vissuto la sua azione amministrativa, ma non ho proprio capito il motivo di questo accanimento nei suoi confronti. Ha fatto mala politica? Ha concusso? Ha tradito il mandato dei cittadini? Un sindaco si fa cadere e si manda a casa se fa il male della propria città.
Capurro il giorno delle elezioni era molto commosso della sua vittoria e pochissimo dopo ha cambiato opinione nei suoi confronti a suon di interpellanze e parole velenose. Un atteggiamento schizofrenico che porta all’immobilismo di un commissariamento fino a nuove elezioni fra qualche mese.
Se ci sono stati dei motivi validi per questo prezzo da pagare, che venga immediatamente spiegato ai cittadini.
Capurro ha stufato: Rapallo non e’ un videogioco e la vita cittadina non puo’ essere un capriccio o una vendetta. Non sono piu’ tempi in cui ci si possa peremttere questo nemmeno per 4 mesi.
spero che prendano una bella “facciata” ci sono tanti giovani e tante persone che si astenevano dal votare sempre le stesse facce… chissa’ mai che stufi di queste continue “beghe da comari” non si sveglino dal torpore e si coalizzino per eliminare le soliti noti .
Nel teatrino della politica di Rapallo, il pubblico c’è, ma è solo pagante per il resto non è capace ne di intendere ne di volere ed è perfettamente inutile che vi sia ancora qualcuno che applauda o fischi, non è in alcun modo condizionante! Sul palcoscenico gli attori fanno quello che vogliono e se vi è tra loro qualche persona seria perché onesta e desiderosa di lavorare per il bene della città, non può fare parte della combriccola ed è la prima a pagare con la costrizione ad uscire di scena. Almeno finora è stato così !!
Conclusioni: una intera città, con un enorme potenziale turistico inutilizzato e con un potenzialmente continuo e grettamente respinto flusso economico in entrata, sta morendo di inedia!!
La “furia” dell’ARMANDO è ben nota a tutti e molti se ne appagano. Ha fatto emergere figure sconosciutissime e prive di valori (Di Carlo, Iantorno, faenza ecc.) che lo hanno servito come meglio non si poteva, ripagati a dovere ! Ha provato a lanciarsi al parlamento con tutti i partiti, poi ha provato in regione con tutti ed ha trovato sponda solo da Burlando, risultando l’unico eletto della lista “Noi con Claudio Burlando”. (…) Durante la sua gestione di Rapallo, finita tristemente il 4 ottobre 2006, ha dimostrato chi è ed è stato interprete principale di una storia che andrebbe riletta anche oggi a 8 anni di distanza (…) E’ un’interessante fonte di interessi (in ogni senso!)per tutti………..morirà solo e deluso, ma questo è il destino che si è dato !!