Dott. Rosso una breve presentazione per i nostri lettori…
Ho 47 anni, ho iniziato la mia attività di medico con mio padre, Riccardo Rosso, all’Istituto Tumori di Genova. Oggi sono Dirigente Medico di I livello della ASL3.Sono sposato con Angela, ho tre figli e un cane.Nel 2002 sono stato eletto Consigliere Comunale per Forza Italia a Genova e nel 2005 sono stato eletto Consigliere Regionale, sempre nelle file di Forza Italia, ed ho ricoperto la carica di Vicepresidente della Commissione Sanità della Regione Liguria.Dall’Aprile 2010 sono stato rieletto Consigliere Regionale nel Popolo delle Libertà dove ho assunto l’incarico di membro della Commissione Sanità della Regione Liguria.Le mie battaglie politiche più significative sono quelle contro gli sprechi dei soldi pubblici e per una sanità più efficiente e senza liste di attesa inaccettabili. Da anni collaboro con varie Associazioni di volontariato, sono molto sensibile ai problemi delle mamme che lavorano e alle tante necessità delle persone anziane, troppo spesso sole e trascurate.
Non possiamo che iniziare dalla sanità. La spesa sanitaria pro capite in Liguria è la seconda più alta d’Italia. Che possiamo fare per migliorare la situazione?
La sanità costa a ciascun ligure 2.043 euro contro una media nazionale di 1.903 euro. La spesa sanitaria ligure rappresenta il 7,3 % del Pil (uno dei più alti del nord Italia) e ha toccato quota 3,2 miliardi di euro: con un aumento negli ultimi dieci anni del 29%, anche se più contenuto rispetto alla media nazionale del 38,1%. Il budget sanitario regionale è composto per il 32,9% dalle entrate da Irap e addizionale Irpef, che gravano in larga parte sulle famiglie e le imprese liguri.
È chiaro che una sanità che non funziona al meglio come quella ligure ha un doppio svantaggio: quello di tipo economico sulle tasche di cittadini e imprese che si trovano a pagare troppo in cambio di poco e sui servizi che non rispondono alle reali richieste dei pazienti.
A sbilanciare il sistema sanitario ligure le fughe sanitarie: pesano ancora troppo i quasi 25 mila liguri ricoverati in altre regioni ogni anno.
Secondo l’ultimo rapporto del ministero della Salute sulle dimissioni ospedaliere, sono 24.638 i residenti in Liguria ricoverati nel 2013 in regime ordinario per acuti presso ospedali di altre regioni. Dall’altra parte, solo 16.329 ricoveri per acuti negli ospedali liguri hanno riguardato pazienti di altre regioni, con un saldo passivo della mobilità ospedaliera di -8.309.
Nonostante il moltiplicarsi delle opportunità offerte dall’Ict, dei servizi on line e dai call center per le prenotazioni, nel 52,8% dei casi per prenotare una visita medica o ritirare un referto in uno dei sportelli Asl della Liguria si attende in coda per oltre 20 minuti. Più fortunati coloro che nel 13,2% dei casi aspettano solo 10 minuti. Posto 100 come indice della durata media della fila in Italia, il valore corrispondente in Liguria è di 103,1, il maggiore del Nord Italia (93). Bisogna intervenire rapidamente su queste sacche di inefficienza, aprire gli ospedali per la grande diagnostica come avviene già con successo in altre regioni anche nelle fasce orarie serali e di sabato: solo così possiamo abbattere le drammatiche liste d’attesa che oggi penalizzano i pazienti. Efficientando le strutture, prevedendo una maggiore compartecipazione pubblico-privato nell’ottica di garantire un migliore accesso ai servizi sociosanitari dei liguri, possiamo investire sulle professionalità e bloccare anche la fuga dei medici verso altre regioni, arrestando l’emorragia in corso di professionisti.
Genova e la Liguria hanno una storia sanitaria d’eccellenza con dei punti di riferimento nazionali. Com’è la situazione attuale?
Nella nostra regione e a Genova in particolare abbiamo un patrimonio sanitario di elevatissimo livello. Penso ai medici e a tutti gli operatori della sanità che operano tra mille difficoltà dovute soprattutto ai tagli e in molti casi a inefficienze gestionali. In questi anni, come consigliere regionale e vicepresidente della commissione Sanità, ho effettuato sopralluoghi con cadenza settimanale alle principali strutture ospedaliere soprattutto sul territorio genovese della Asl 3 e Asl 4. Ci sono situazioni che gridano vendetta: veri e propri scandali a cielo aperto, sotto gli occhi di tutti che dimostrano quanto sia stata poca l’attenzione da parte della Regione verso il paziente e l’utente in generale che varca gli accessi dei nostri ospedali. Un esempio su tutti: da 8 anni davanti all’entrata dell’ospedale San Martino, il maggiore di tutta la Liguria, c’è un cantiere abbandonato. Una voragine enorme dove sarebbe dovuto sorgere un parcheggio per chi si reca all’ospedale. Uno spettacolo indegno che si somma a tantissime altre situazioni di degrado, abbandono e opere incompiute che spesso fanno assomigliare i nostri ospedali a delle Kabul bombardate più che a strutture efficienti e dove un paziente, già gravato dai propri problemi di salute e da mille preoccupazioni connesse, si sente abbandonato. Bisogna rimettere al centro, prima di tutto, l’attenzione al paziente e ragionare con molta più sensibilità e umanità nel pieno rispetto delle persone e di chi lavora nei nostri ospedali.
Tra le eccellenze del nostro territorio che hanno assoluto bisogno di essere sostenute vorrei citare l’ospedale Gaslini di Genova: un punto di riferimento per la medicina pediatrica a livello mondiale che però ha necessità di fondi, da parte del governo centrale, per finanziare la ricerca e dare la legittima dignità ai professionisti che vi lavorano con grande abnegazione e che in certi casi da anni vivono in una situazione di precariato. Con l’on. Giorgia Meloni, che ha visitato insieme a me la struttura, ci stiamo attivando per reperire risorse presso il governo.
Una domanda che abbiamo rivolto anche ad altri candidati, dissesto idrogeologico e alluvioni, “combatterli” può essere paradossalmente una risorsa e non solo un costo immane?
Prevenire disastri e tragedie come quelle a cui abbiamo assistito negli ultimi anni deve essere il primo impegno della prossima giunta regionale. Su questo Burlando e la Paita hanno clamorosamente fallito. La prevenzione deve essere fatta coinvolgendo tutti: dal privato a pubblico mettendo regole precise. Oltre alle grandi opere come lo scolmatore del Bisagno, serve un piano di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza del nostro entroterra, a partire dalla pulizia dei torrenti e dei terreni sempre più abbandonati come conseguenza dello spopolamento progressivo dei nostri versanti collinari, a cui sono stati tagliati preziosi servizi sia a livello sanitario sia a livello di collegamento. Prevenire serve a non dover più spendere per risarcire – purtroppo sempre solo in parte – i danni causati dalle alluvioni a commercianti, artigiani e famiglie.
La Tav ridurrebbe la velocità commerciale tra Genova e Milano di 15 minuti. Solo una percentuale non elevata di merci (meno del 15% stando a dati dell’anno scorso) viaggia su rotaia verso gli impianti portuali di Genova…
Qual’è la vostra posizione in merito? E’ veramente così urgente?
Tutto il mondo economico e imprenditoriale genovese e ligure in generale aspetta da anni e chiede con forza quest’opera perché in essa vede la soluzione a gran parte dei problemi dell’isolamento cronico della nostra regione. A livello europeo si sta procedendo nella direzione di maggiori e più rapidi spostamenti delle merci su ferro: il Terzo Valico dovrebbe essere un tassello di un più grande mosaico che ci consentirebbe di collegarci con il Centro Europa di cui Genova costituisce lo sbocco naturale verso il Mediterraneo. I dati del porto di Genova, soprattutto quelli di prospettiva contenuti nel nuovo piano regolatore portuale, ci parlano di uno scalo con un traffico merci che dovrebbe raggiungere nei prossimi anni i 5-6 milioni di teu all’anno: se queste sono le previsioni è ovvio che il territorio debba attrezzarsi sul piano delle infrastrutture per non perdere altre occasioni di sviluppo e di nuova occupazione.
Puntare sul trasporto su ferro, oltre che per ragioni di natura economica, penso sia utile anche per migliorare la qualità ambientale e la salute dei cittadini: spostare le merci su rotaia toglierebbe i troppi camion e mezzi pesanti che oggi ingolfano le nostre strade e purtroppo anche i nostri centri abitati, peggiorandone la qualità dell’aria e di vita in generale.
Quali proposte per le altre problematiche annose che riguardano viabilità e trasporti, come Gronda e raddoppio della ferrovia a Ponente?
La situazione dei collegamenti interni e con il resto d’Europa nella nostra regione è a dir poco drammatica. Bisogna accelerare sui lavori del raddoppio del Ponente: abbiamo un binario unico – il solo caso in Europa su una ferrovia internazionale – che penalizza quotidianamente i pendolari, costretti a enormi disagi per raggiungere i luoghi di studio e di lavoro, e il turismo. Non possiamo pensare a una Liguria che punta tutto o gran parte del proprio sviluppo occupazionale sul proprio patrimonio turistico e poi lascia incolonnati per ore e ore turisti in auto sulle autostrade o abbandonati nelle stazioni in giro per la riviera. Bisogna colmare assolutamente questo gap enorme. I progetti ci sono: ora bisogna accelerare i cantieri. Non solo: abbiamo un aeroporto, quello di Genova, che avrebbe enormi potenzialità ancora inespresse. Pensiamo che è uno scalo praticamente nel cuore, o quasi, del Centro città. Vanno potenziati i collegamenti con le compagnie low cost e strette nuove collaborazioni a livello internazionale. Occorre trovare al più presto un socio di mestiere che rilevi parte delle quote e rilanci l’aeroporto, oggi relegato a ruolo di scalo di importanza nazionale come quello di Rimini o Lampedusa.
Come mai non è stata possibile un’intesa con Enrico Musso e la sua lista?
Questa è una domanda da porre al diretto interessato. In questa campagna elettorale non mi sono occupato di studiare alleanze o strategie politiche: ho dato priorità all’ascolto delle persone come per altro ho sempre fatto in questi due miei mandati da consigliere regionale, concentrandomi soprattutto, in quanto medico e vicepresidente della commissione Sanità, alle tematiche della salute e alle criticità connesse che purtroppo sono molte e riguardano tantissimi pazienti.
Una grande coalizione è fuori discussione?
Direi che il candidato presidente Toti ha convogliato la maggiore coalizione del centrodestra che potesse essere possibile e infatti a livello nazionale la Liguria è stata più volte citata come esempio di “laboratorio politico per il centrodestra”. Anche su questa domanda però penso sarebbe più opportuno rivolgersi a chi ha seguito, a livello politico locale, la composizione della coalizione.
In breve perché si dovrebbe votare Giovanni Toti Presidente e Fratelli d’ Italia – Alleanza Nazionale alle prossime regionali?
La Liguria deve cambiare. Non possiamo continuare a lasciare in mano la nostra regione a chi l’ha portata nelle sabbie mobili della disoccupazione, dei tagli lineari ai servizi, non ha saputo valorizzare le eccellenze del mondo professionale ed economico. La coalizione di centrodestra guidata dal candidato Toti rappresenta l’unica alternativa possibile al tram tram di questa sinistra che governa – male – ormai da troppo tempo.
Fratelli d’Italia è un movimento giovane, guidato da una giovane donna molto preparata, decisa e concreta come Giorgia Meloni in grado di trasmettere entusiasmo anche alle giovani generazioni che, purtroppo sappiamo, si sono allontanate sempre più dall’impegno politico. Dico di scegliere Fratelli d’Italia perché rappresenta una forza politica che si batte per i diritti delle fasce più deboli e delle famiglie oggi in grande difficoltà. Personalmente penso di poter ancora dare tantissimo nel mio personale impegno, come sempre determinato e concreto, vicino alla gente e per la nostra gente, aiutato da tantissimi amici che mi supportano e mi segnalano le criticità da affrontare e risolvere.
Intervista a cura di Piergiorgio Papetti
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