La vittoria del no può soprattutto essere letta, al di là delle questioni macro economiche che certo hanno influenzato il voto, come un sussulto di vigoroso ribellismo al pensiero unico di Bruxelles. Il quale perde in una notte l’aura di sacralità che destre a sinistre riformiste hanno assunto come principio assoluto e irrinunciabile in tutta Europa. Nessuno ha neppure immaginato di poter considerare prospettive economiche se non alternative, almeno complementari, al liberismo, nonostante il collasso di un sistema che in America è dovuto ricorrere miserevolmente agli aiuti di stato per sopravvivere. Il pensiero unico di Bruxelles si pone in linea di continuità con il dogma liberista, con i suoi vincoli, le sue riforme, i suoi diktat. Il no di domenica sconquassa lo schematismo dei tecnocrati cresciuti con il mito del mercato e delle sue leggi, riportando al centro della scena il popolo e i suoi bisogni. Se sarà una vittoria di Pirro lo vedremo, ma certo l’elettorato greco ha indicato un orizzonte nuovo, neppure immaginabile solo poche ore prima. Gioisco a denti stretti, perché non mi è ancora chiaro – me lo sto chiedendo dal G8 di Genova – cosa vi sia oltre il capitalismo produttivo e finanziario. Sicuramente la caleidoscopica economia sostenibile, non so tuttavia quanto in grado di garantire a livello planetario almeno livelli di sussistenza. Ciononostante lo schiaffo a Bruxelles mi pare salutare anche per il nostro altrettanto miserevole premier, che ha criticato il referendum greco prima del voto, per poi a richiamare l’UE a raccogliere le indicazioni da esso emerse quando la vittoria nel no era ormai certa.
Lorenzo Podestà
Lascia un commento
Devi essere connesso per pubblicare un commento.