Il razzismo discrimina su basi genetiche e già questo, dì per sè, non si può sopportare. Sul punto non sono convertibile, eppure in vita mia ho cambiato spesso opinione. Ma la questione razzismo è chiusa. Nel mio cervello chi seleziona le persone su basi etniche senza porsi il problema che l’individuo sia unico, produce un ragionamento viziato da ignoranza o malafede. Non si può negare all’uomo di esistere quale espressione di corpo e anima. E che questi siano o meno indipendenti l’uno dall’altra poco importa, perché ciò che appare decisivo è che corpo e anima non siano replicabili. Dunque pensiero e azione non possono essere ricondotti alla genetica, il razzismo fa quindi scempio della ragione. Vi sono comportamenti certamente condizionati dal nucleo sociale in cui si vive, questo è vero. Ma negare all’uomo la possibilità di emanciparsene significa privarlo della sua stessa essenza. E se si è disposti a tanto è perché si comprime il proprio potenziale intellettivo fino a svincolarlo da un’etica comportamentale che è il presupposto di una sana convivenza multietnica. Ne consegue che il vero pericolo sociale non giunge dalla vittime di comportamenti discriminatori, ma da coloro i quali intenderebbero porsi a baluardo di una supposta integrità sociale basata su presupposti fallaci.
Lorenzo Podestà
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