L’impressione è che i protagonisti di questa assurda vicenda sappiano ben più di quel che dicono. Non è possibile che la situazione stia nei termini in cui è stata presenta. Fosse così – se davvero la ricostruzione fornita da Roberto Traversi e Alice Salvatore (attribuitale dal consigliere regionale Gabriele Pisani) fosse priva di omissioni – l’elettorato chiavarese si troverebbe di fronte allo spettacolo dell’assurdo. Tutto appare molto più semplice, regolamenti, tempistiche e formalismi si configurano pretestuosi. La vera questione è che Roberto Traversi, o qualcuno, o più d’uno della sua lista, o taluno a lui prossimo, è inviso ai padroni del movimento. Nuovo caso Cassimatis, con una sostanziale differenza: in quella vicenda fu proprio Beppe Grillo a squalificare il candidato sindaco spiegando che “Mi è stato segnalato, con tanto di documentazione, che molti, non tutti, dei 28 componenti di questa lista, incluso la candidata sindaco, hanno tenuto comportamenti contrari ai principi del M5S prima, durante e dopo le selezioni online del 14 marzo 2017″. Ma Chiavari non è Genova, la questione può tranquillamente passare sotto traccia. Difficile Grillo parli, il silenzio della Salvatore – ritratta sorridente assieme a Traversi sette mesi fa – autorizza ad immaginare una comune linea politica. Ormai é chiaro: nonostante le rigide norme di accreditamento imposte dal movimento resta un margine di assoluta discrezionalità riconosciuto a Grillo e probabilmente al ristretto consiglio che gli gravita attorno. I 5 Stelle funzionano così, la cosa peraltro non sembra turbare l’elettorato di riferimento, giacchè espulsioni e veti sono in qualche modo tollerati, se è vero che – concordano i sondaggi – il M5S è la prima forza politica nazionale. È in contesto cameracaritatesco che è maturato il pollice verso alla candidatura di Traversi, altro che voto on-line e democrazia della rete. D’altronde di spirito cavalleresco non è imbevuta la politica italiana, per conferme chiedere ad un Enrico Letta qualunque. É piuttosto in ossequio ad un principio di massima cautela che probabilmente non si è consentito agli attivisti chiavaresi di esprimere una candidatura 5 Stelle in questa campagna elettorale. Questa la purulenta essenza, l’aspetto più torbido della vicenda. Perché non Traversi? È vero, su scala nazionale il tentativo di riciclarsi cavalcando l’onda pentastellata é pratica comune: ex politici posti ai margini da lotte intestine interne ai partiti, inquietanti personaggi dall’eloquio fascistoide molto attivi sui social, soliti arrivisti in cerca di visibilità hanno inteso rigettarsi nella mischia fiutando opportunità. Non é il caso di Traversi, ma potrebbe esserlo dell’humus che gli gravita attorno anche solo dispensando consigli o elargendo opinioni via social probabilmente neppure richiesti. Anche per questo l’elettorato ha però il diritto di sapere cosa sia successo, l’ipocrita linea tenute dai capi 5 Stelle è inaccettabile. Si dica perché Traversi non può correre rappresentando il movimento, lo si deve soprattutto alla base. Si dica perché Traversi no. Non doveva finire così, in ogni caso. Il candidato sindaco esce dalla competizione preservando intonsa (in difetto di spiegazioni) tutta la sua onorabilità, ma al tempo spesso rivelando una monumentale ingenuità politica. Qualcosa avrebbe dovuto capire, qualcosa avrebbe dovuto fare per non trovarsi in questa kafkiana situazione. Non siamo dentro un film di Nanni Loy. Non si può angelicamente precipitare dalle nuvole a poche settimane dal voto se si ha l’ambizione di governare una città come Chiavari.
Lorenzo Podestà
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