Da quando si è insediato questo governo sono stato zitto, nulla avevo da dire che non fosse già detto. Dopo i provvedimenti assunti si può tentare di interpretare il trend di queste tre settimane, questo sì lo si può fare. E’ sufficientemente chiaro che il Movimento 5 Stelle a guida Di Maio non riesca a contenere Salvini, condizione che di fatto ha spostato l’esecutivo su posizioni lepeniste e orbaniste attraverso operazioni puramente propagandistiche come la Aquarius e i rom. Dov’è Di Maio? Sparito, come pure totalmente assente è il premier Giuseppe Conte. Il primo sta confermando tutte le perplessità emerse durante i due mesi di trattativa per la formazione del governo, quando con imbarazzanti se non addirittura farseschi dietrofront passava dalle giacobine richieste di impeachement a carico al Presidente della Repubblica alle quirinalizie strette di mano nel giro di una manciata di ore. Il secondo vaga cerimonioso per l’Europa facendosi latore dell’altrui verbo, perché nulla di proprio gli è dato liberamente argomentare. Eppure il punto di bilanciamento tra l’anima timidamente sinistroide pentastellata e quella sfacciatamente destrorsa leghista dovrebbe essere lui. La situazione appare cristallizzata, Salvini, confortato dai sondaggi, non ha alcuna intenzione di recedere dalla sue posizioni ultrareazionarie. La prossima mossa sarà affrontare il tema della legittima difesa domiciliare tanto cara alla maggioranza del Paese. Nel nome del popolo italiano organizzerà una conferenza stampa a poche ore da un fatto di cronaca che vedrà protagonisti un mobiliere di Lissone e un ladro romeno introdottosi nella villetta brianzola. In maniche di camicia annuncerà un giro di vite legislativo anticipando provvedimenti per alleggerire la posizione giudiziaria del legittimo sparatore, che lo porteranno al 35 per cento nei sondaggi. Perché Salvini è lo specchio nel quale si riflette il Paese, ne rappresenta l’anima più retriva. Nulla gli importa di assumere la funzione pedagogica che la sinistra ha tentato di attribuirsi educando le masse ai valori comunitari e socialisti. L’obiettivo del ministro-vicepremier è raccogliere gli umori di una società secolarizzata e cinica incardinandoli in un progetto di governo. In questo sta l’enorme differenza tra i 5 Stelle e la Lega. I primi con il mantra “onestà onestà”, peraltro qualche volta tradito nei fatti come sembrerebbe anche nella vicenda stadio della Roma, puntano ad un risveglio morale della società; la seconda fa sfacciatamente leva sul puro egoismo popolare, subordinando l’etica ad un soggettivismo esasperato che deve avere mani libere (e possibilmente armate) per difendersi dall’usurpatore. Il trend che sta prevalendo è quest’ultimo, la responsabilità maggiore è della dirigenza 5 Stelle. Per riequilibrare l’azione di governo appare necessario commissariare Di Maio, troppo incerto. Occorre rimettere lo yankee Di Battista su un aereo e riportarlo subito indietro, i libri avrà tempo di scriverli dopo aver spostato su posizioni progressiste l’asse dell’esecutivo. Oppure smarcarsi da Conte (Salvini) ritirando la fiducia al governo e puntando ad un accordo elettorale con il Pd e chi ci sta per rintuzzare la deriva sovranista che l’Italia salviniana ha intrapreso. Non vedo alternative.
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