L’arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano è stato diffusamente analizzato in chiave politico-amministrativa. Pare tuttavia mancare una lettura critica circa la legittimità etica – per così dire – delle azioni intraprese dal primo cittadino. Una vicenda paradigmatica, che aiuta ad affrontare la controversa tematica del rapporto tra ragione e legge o, per meglio dire, tra ragione e ordinamento legislativo. Cos’è la ragione? Ancora una volta viene in soccorso il vocabolario Treccani, secondo cui essa è «la facoltà di pensare, mettendo in rapporto i concetti e le loro enunciazioni, e insieme la facoltà che guida a ben giudicare, a discernere cioè il vero e il falso, il giusto e l’ingiusto, il bene e il male». Nessun accenno alla ragione intesa come atto giuridico, quindi. Il ché apre una prospettiva per certi aspetti inquietante sul piano strettamente legalitario: esistono azioni dettate dalla regione – per quanto appena letto virtuoso parametro di riferimento etico – che tuttavia potrebbero essere illegittime sul piano dell’ordinamento giuridico (e quindi anche giudiziario). A questo punto non possiamo esimerci dall’assumere o la legge o la ragione quali prioritari nella formulazione di un nostro pensiero che si voglia appunto etico. Dobbiamo operare una scelta, ragione e legge possono non stare dalla stessa parte. Se scegliamo la via legalitaria dobbiamo sapere che essa potrebbe non essere affatto ragionevole. Se scegliamo la via ragionevole dobbiamo sapere che essa potrebbe non essere affatto legalitaria. E’ questo punto lecito sostenere che l’azione del sindaco di Riace appare ispirata senza dubbio dalla ragione – chiamiamola umanitaria – ma potrebbe (lo decideranno i giudici) al contempo rivelarsi illecita. Kant non avrebbe dubbi nel giudicare la vicenda, giacché secondo il pensiero del filosofo tedesco le opinioni accettate senza il vaglio critico della ragione non sono fondate. Di più, egli le considera «conoscenze dogmatiche». Compresa la legge, una legge che – nel merito delle iniziative attribuite a Domenico Lucano – sarebbe di conseguenza al di fuori dal perimetro della ragione. Una posizione netta, quella di Kant, secondo il quale «non bisogna prendere per vero nulla che non sia passato per il vaglio critico del tribunale della ragione». Si dirà, ma la magistratura valuta il rispetto della legge, non l’aderenza alla ragione nelle azioni di chi sia sottoposto a giudizio. Vero, implicitamente si accetta però e di conseguenza che la legge può essere estranea alla ragione. L’ordinamento legislativo impone al sindaco di rispettare codici e norme che potrebbero – secondo la massima espressione dell’Illuminismo europeo – disvelarsi nientemeno che irragionevoli.
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