Ho letto l’altro giorno sul Corriere un articolo di Roberta Scorranese titolato “Cosa fare dei ricordi”. Senza punto interrogativo, il ché mi ha indotto a pensare che leggendolo avrei ricevuto il passepartout per dirimere la questione. Ed in effetti così é stato, quantomeno secondo le tesi di Desmond Morris, 91 anni, zoologo, etologo, divulgatore scientifico e scrittore. Uno “scienziato” che secondo il Corriere della Sera è “uno dei più noti artisti surrealisti britannici”. La giornalista va subito al punto, affrontando il tema dei temi, ovvero i ricordi che riguardano la persona che si é amata. In verità é The Times che lo fa intervistando Morris, Scorranese ci offre il suggestivo resoconto del pensiero attribuito all’illustre novantenne. “Via ogni traccia della donna con cui ha vissuto per sessantasei anni e che é mancata nel novembre scorso”. Segue elenco di cose appartenute alla donna e finite in vendita, come le migliaia di libri collezionati con Ramona Baulch, sua moglie dal 1951. Fuori di casa anche gli oggetti di antiquariato recuperati nelle città del mondo attraversate assieme. Lo zoologo, autore di libri culto come La scimmia nuda – studio “seminale” sul comportamento umano – ci lascia esterrefatti quando spiega che deve arrendersi al lutto, “perché se non lo faccio soffro troppo”. Morris trova pace “solo dove lei non è” cedendo alla più beffarda delle illusioni. Segue, nel pezzo sul Corriere, bibliografia di alcune notissime opere letterarie che sconfessano la teoria dello scrittore, testi che al contrario della sua visione in qualche misura oscurantista impongono la figura dell’estinto, fino ad attualizzarla nei gesti quotidiani di chi sopravvive rendendola nei fatti immortale. Non per Morris, la cui casa di Oxford “si é trasformata in una gabbia di ricordi”. Lo psicanalista Vittorio Lingiardi commenta che “oggetti e persone non possono essere disgiunti in modo indolore”, sostenendo che l’eredità materiale di chi non c’è più, tristissimo corollario di cose appartenute a chi ci ha lasciati, diventa mentalmente ingombrante fino a rendersi insopportabile. E allora la si allontana mettendola letteralmente fuori casa, come rivela Desmon Morris. Nessuno giudichi la legittimità di un’azione finalizzata alla sopravvivenza emotiva. Si può tuttavia tentare di continuare a vivere dandosi nuovi orizzonti, il ricordo della persona che ci é comunque dentro può aiutarci ad indagare il domani riorientamento i nostri pensieri. L’ignoto che abbiamo dinnanzi si può affrontare ancora in due nonostante i vincoli della materia. L’anima non ha corpo, non ha forma. Ma é vita.
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