Tendere alla radicalità concettuale, possibile solo in presenza di una coscienza critica che obiettivamente riconosca le umane miserie, non sarebbe una deriva, come certo pensiero neopositivista vorrebbe far credere. Ma piuttosto un approdo. Che inevitabilmente induce un’ansia esistenziale, non solo riferita ai grandi temi che interessano il genere umano, ma molto più umilmente le questioni intime come i rapporti interpersonali. L’alternativa a questa fatica mentale sarebbe costruirsi una rassicurante sterilità emozionale che disgreghi sul nascere i prodromi di qualunque delusione. Ma è vita? Ed è proprio il concetto di vita – soprattutto inteso quale assunzione di valori finalizzati alla ricerca del bene – a rappresentare per l’uomo un elemento di riflessione fin dal principio della filosofia. Quel che appare certo è che ogni epoca abbia riconosciuto un tratto di radicalità concettuale, condizione che rimanda all’individuo di ogni età la profonda relazione con i problemi del suo tempo. In quest’ottica si può forse dire che l’ansia esistenziale abbia rappresentato uno scomodo fardello emotivo per i radicali di ogni tempo. Un fardello necessario
Lascia un commento
Devi essere connesso per pubblicare un commento.