Non sfogliavo la Repubblica da tempo. Però ho letto qui e là di Elkann e Molinari. La Repubblica degli Agnelli, insomma. Ieri mi trovavo per caso davanti ad un’edicola di paese, ne sono uscito con il giornale e l’inserto. Per capire. Repubblica d’altra parte la apro ogni giorno on line, ma non è la stessa cosa. Titolo d’apertura pirotecnico. “Pd, processo a Conte”. Sommario appena stemperato. “I ministri Gualtieri e Franceschini attaccano il premier: nessuna condivisione dei piani per l’economia”. Occhiello perentorio. “Governo diviso”. Ecco in prima pagina la Repubblica di Maurizio Molinari, di John Elkann. Fondi di Stefano Folli sull’economia europea e di Alessandro Penati sugli Stati generali che il premier vorrebbe a breve. Di spalla cronaca nera e bianca, le civette richiamano Greta Thunberg sul clima e le rivolte d’America generate dall’omicidio George Floyd. Leggo l’articolo di fondo a sei firme, l’obiettivo è individuare l’attuale linea editoriale del giornale, che segue l’allontanamento di Carlo Verdelli dalla direzione. Per questo ho comprato Repubblica. Mi pare emergere la volontà di parlare al cuore dell’elettorato dem, di pungolarne nello specifico l’orgoglio facendo da megafono alle critiche sortite dialettiche di Gualtieri e Franceschini in relazione ai contiani Stati generali. Molti virgolettati per dare sostanza al titolo. “Pd, processo a Conte”. E per giustificarlo in qualche modo. Impresa difficile, perché comunque si interpretino le critiche dichiarazioni dei ministri Pd non si può individuare alcun processo a Conte. Gualtieri e Franceschini hanno fatto notare al premier un certo cesarismo nella convocazione degli Stati generali. Conte, Cesare. Ma anche Conte Pierino, perché una kermesse tanto ambiziosa necessiterebbe di un piano organizzativo che la manciata di giorni a disposizione non può esaurire. La tesi del Pd è chiara. Repubblica offre anche la versione del premier. Poche righe nelle more di un incalzante j’accuse servito all’elettorato dem. Da questo punto di vista non vedo alcuna discontinuità con la proprietà Gedi e la direzione Carlo Verdelli, i 5 Stelle – ivi compreso Conte che ne é l’espressione mediaticamente più esposta – restano un alleato sgradito almeno quanto inevitabile per tenere Salvini fuori da Palazzo Chigi. La sostanza é questa. Si può discutere se sia lecita la concentrazione di più d’un quotidiano a diffusione nazionale nelle mani di um solo editore, secondo me non lo è affatto. Ma non parlatemi di rivoluzione in seno alla linea editoriale di Repubblica. Non la vedo.
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